Morire ha un costo. Caronte, per traghettare i morti nell’aldilà sull’altra riva dell’Ade, chiedeva una moneta e chi non la possedeva era destinato a vagare nella nebbia senza requie per l’eternità. E oggi? Cosa succede se muore un povero o se i familiari non hanno denaro sufficiente per rivolgersi ad una impresa funebre? Che fine fanno i non abbienti? L’articolo 1, comma 7 bis della L. n. 26/2001 sancisce che in caso di decesso di un non abbiente, il Comune si assume le spese di inumazione, cremazione ed esumazione ordinaria limitata alle persone, appunto, indigenti o ai membri di una famiglia in stato di povertà e per coloro i cui familiari sono irreperibili o non esistono o hanno rinunciato all’eredità.
Come funzionano i funerali di povertà (o gratuiti)
Il numero di poveri, nullatenenti o senza parenti prossimi in Italia è in aumento; ciò significa che aumenta il numero di persone che non possono permettersi di pagare il proprio funerale senza l’aiuto dello Stato.
Ogni anno, i bilanci comunali stanziano una cifra fissa destinata al pagamento delle spese dei funerali per i poveri; una cifra che finora è bastata a coprire le necessità, ma che potrebbe lievitare nel tempo. al numero dei poveri in Italia, si aggiungono i numerosi stranieri che muoiono in stato di indigenza e lontani dalle rispettive patrie e gli immigrati che soccombono durante gli attraversamenti in mare prima di raggiungere l’Europa.
Nel caso di un defunto indigente, il Comune in base a propri criteri di valutazione, esegue una verifica e un accertamento dello stato patrimoniale del defunto. Nel caso in cui si riscontra l’assenza totale di beni, la mancanza o l’irreperibilità di familiari prossimi oppure i familiari – fino al sesto grado di parentela – sono essi stessi indigenti, il Comune provvede alle esequie gratuite. Ciò vale anche nei casi in cui i familiari hanno rinunciato all’eredità.
Esistono, poi, i funerali sociali destinati alle persone in particolare stato di difficoltà e seguono un iter diverso.
Come funzionano i funerali sociali
Nel caso di persone seguite dai servizi sociali o in particolare stato di difficoltà, il Comune chiede alle imprese funebri di praticare lo sconto del 50% per sostenere le spese per i funerali di questi soggetti o per i familiari che non sono in grado di pagare. La somma media di 1000 € per il funerale può, così, essere pagata dai parenti – se ne sono in grado – o dal Comune stesso, previa verifica delle condizioni sociali del defunto e dei suoi familiari.
Infine, nel caso di decesso di un indigente, i cui familiari – però – sono in grado di sostenere le spese per l’inumazione, queste vengono divise e sostenute dai familiari stessi.
Dove vengono trasportate le salme degli indigenti
L’art. 48 del DPR n. 803/1975 stabilisce l’accesso ai cimiteri – qualora non venga richiesta altra destinazione – ai:
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Defunti nel territorio comunale indipendentemente dalla residenza in vita;
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Defunti fuori dal territorio comunale, ma aventi ivi residenza in vita;
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Defunti al di fuori del territorio comunale e non domiciliati in esso, ma aventi diritto alla sepoltura in cappella privata esistente nel cimitero del Comune;
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I nati morti;
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I resti mortali delle sopracitate categorie nei casi di esumazione.
Gli indigenti, in ogni caso, hanno diritto alle esequie e al trasporto della salma nel cimitero del Comune di decesso. Per ulteriori informazioni, consulta il sito FuneraliRoma.it
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